Michele Raggi to Thomas Jefferson, 4 December 1820
From Michele Raggi
Gibiltera 4. Xbre 1820—
Stimatissimo Sigr
Tomaso Jefferson
a Monticello
Virginia
Dalla mia Scritale di New york avra inteso che M’inbarcai in detta Cità ⅌ questo porto di Gibiltera il qual passaggio l’abiamo fatto felicemente in trenta Giorni asieme à tre altri passegieri Americani che vengono in Italia ⅌ loro divertimento, e ⅌ vedere le antichità di Roma Napoli ed altre cità questi l’i ò ritrovati bravissimi giovani dai qualli ò ricevutto delle grandi fineze nel bastimento, essendo io stato Senpre malato si sono prestati come veri frattelli questi sono tutti 3. di Boston io son disposto a fare il medesimo ⅌ loro se potrò avere il piacere di rincontrarli in Toscana dove mi anno promesso di Passarci, mà la prima l’oro gita e di andare à Messina avendo di Già fissato il passaggio Fin da New york col Medesimo Bastimento che sia portali qui, di là verano a Napoli, ed entrerano nel continente d’Italia.
La prego Sigr Jefferson di rimetermi in Livorno li duecento daleri o sia Pezi di Spagna, ò a titolo dei disegni come ci Scrissi di New york ò a titolo del mio dovuto mi Viaggio Sperò che avrà in considerazione li grandi Strapazi e disastri che ò avuto, e che non Sarebbe giustizia oltre di ritornare a casa mia senza un Soldo di dovere fare anche dei debiti, Se poi lei vuole come ci esposi anche in Scrito costi, Sono Senpre pronto anche a ritornare con Mia Moglie purche mi faci un Contrato nuovo ⅌ anni quatro, e lei non avrà da pensare che à un sol viaggio ⅌ me solo e li altri viaggi e spese ⅌ mia moglie sarà tutto a mio carico, e ⅌ il nudrimento mi passerà quello che paga ⅌ il Mangiare e Bere ed inbiancare, ed io penserò a tutto cosi nella buona Stagione io partirei con mia moglie e figlio ed avrei tenpo in questo Inverno di poterli fare abozare li Capitilli di Marmo in Carrara, che non gli costereberò nepure quanto la pietra e potrà avere un lavoro Stabile e ben lavorato, lei mi dice nella Sua che ricevei a Washington che se stavo a finire il mio tenpo gli potevo fare del Avantaggio nel lavoro; Si assicuri Signore che non era possibille di poter far piu avantaggio di quello che ciò fato in quei mesi che sono stato al Coleggio essendo questa una pietra inpraticabile ⅌ lavori di Scoltura ornativa Se poi non vuole fissare un nuovo contrato, mi mandi la comissionne almeno di farci li quatro Corinti in Carrara, e ⅌ fargli vedere che lo voglio Servire a pochissimo guadagno me li pagherà Solo trecento cinquanta doleri, e ce li darò ben finiti ed incassati in Livorno, e me li farà pagare al ato della consegna al Sigr Console Appleton col qualle pote andar di concerto, e cosi allora non ci saraño piu questioni, ne di viaggi, ne d’altro, che io non gli prentendero piu niente, e gli farò cezione di tutto. Se poi non vuole conbinare ne in una maniera, ne nel altra, la prego di farmi passare li duecento Taleri che mi sono dovutti ⅌ giustizia dovere, e Umanità. Se gli dissi che non ero bene costi nella maniera del nudrimento, e cativo Caffe, non erà ⅌ intacare l’onestà e galantomismo del Sigr Brockenbrog anzi lo Stimo credo anche io un gran galantuomo, ma la maniera di vivere non era come siamo soefatti noi Italiani, ed io avendo uno Stomaco molto debole se fossi restato anche qualche mese costi ci avrei lasciato la Vita sicuramente frà la povere della pietra e il nudrimento, credo benissimo che il Sigr Brockenbrog le pi volte non avrà Saputo nepure quello che mi mandavano da mangiare avendo costi l’uso di affidare tutto alli Neri, la prego dunque di Salutarmi il dto Sigr Brockenbrog come tutti di Sua rispetabil famiglia, come rispetosamente facio con lei e tutti li suoi confrattelli augurandoli tutte le felicità e Salute come il Suo cuore desidera confermandomi di Vra Signoria Ilmo. Umo devmo Servitore
Michele Raggi
Editors’ Translation
Gibraltar 4. December 1820—
Most Esteemed Mr. Thomas Jefferson
at Monticello
Virginia
From what I wrote you from New York you will have surmised that I embarked in that city for the port of Gibraltar. I made the voyage with good fortune in thirty days, together with three American passengers who are going to Italy for pleasure and to see the antiquities of Rome, Naples, and other cities. I found them to be excellent young men, and they treated me with great kindness while on board. I was sick the whole time, and they assisted me like real brothers. All three of them are from Boston. I would like to repay them if I have the pleasure of seeing them again in Tuscany, where they have promised to spend some time. Having arranged in New York to travel to Messina in the same vessel that brought them here, however, their first excursion is to that place. From thence they will enter mainland Italy at Naples.
As I wrote you from New York, I beg you, Mr. Jefferson, to send to Leghorn two hundred dollars, or Spanish pesos, for my drawings or for the travel expenses owed to me. I hope that you will consider the great hardships and disasters I have suffered and that in addition to those it would not be fair if I returned home penniless and further in debt. Later, if you wish, I can always return to America with my wife, as will be explained below, provided that you give me a new four-year contract. You need only pay for my trip, as my wife’s expenses will be my own responsibility. For board, you will have to give me enough for my food, drink, and laundry. I will ponder all this before departing with my wife and son after the weather improves. This winter I will have time to rough out the marble capitals in Carrara and thus provide you with a solid, well-executed job that will cost you less than the stone itself. You say in the letter I received in Washington that if I had stayed and finished my contractual time, I would have made more progress in my work. Rest assured, Sir, that it was impossible for me to do any more than I had already done in the months I spent at the college, because the stone was unsuitable for ornamental sculpture work. If you do not wish to make a new contract, at least send me the commission to make the four Corinthian capitals at Carrara. To show that I am willing to serve you for very little gain, you will only have to pay me three hundred and fifty dollars for them. I will deliver the capitals to Leghorn, finished well and boxed up, and you can pay me when I give them to Mr. Consul Appleton, who acts in concert with you. In this way there would be no more questions, either of traveling or anything else; I would claim nothing more; and I would waive everything you still owe me. If, in the end, you decide not to make an agreement, please arrange to send the two hundred talers due me, so that justice and humanity will be served. When I told you that I did not fare well in America in terms of food and that the coffee was bad, I was not attacking Mr. Brockenbrough’s honesty and integrity. On the contrary, I respect him and consider him to be a fine gentleman. We Italians, however, are not used to that way of life, and because of my exceedingly weak stomach, the stone dust and poor food would surely have cost me my life if I had remained there even a few months more. I truly believe that most of the time Mr. Brockenbrough did not even know what was being sent to me to eat, because the custom there is to entrust all of that to the blacks. I implore you, therefore, to give my regards to the said Mr. Brockenbrough and his estimable family, as I respectfully do to you and your compatriots, wishing you all the happiness and good health that your heart desires and confirming myself, most illustrious lordship Your most humble and devoted servant
Michele Raggi
RC (DLC); endorsed by TJ as received 10 Apr. 1821 and so recorded in SJL. Translation by Dr. Jonathan T. Hine.
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