Vi scrivo in lingua toscana perchè è più facile per me, e sarà una lezione per voi; e preferisco lo stil familiare allo scrivere in terza persona affinchè vi riesca più intelligibile, conoscendovi abbastanza filosofo per disprezzare l’inutile cirimoniale. Ò inteso ultimamente da una breve lettera dl. Bellini dei 4 Giugno anno corrente (l’unica da me ricevuta d’America dopo la mia partenza) che voi siete in Congresso. L’avevo inteso anche in Nantes dal giovanetto Little-Page, ma non in modo da esserne sicuro. Lo credevo per altro, e ne ò parlato molte volte con Mr. John Adams in Parigi, il quale sospirava sempre for good members from Virginia e desidera ardentemente di conoscervi non avendovi conosciuto avanti neppur per fama a motivo d[e]lla vostra giovinezza. Ò piacere che voi siate in Congresso per la giustizia che la [Pa]tria à reso al vostro merito e molto più per il vantaggio che la Causa comune può ricevere dalla saviezza dei vostri consigli; ma ne compiango la perdita nel Consiglio di Stato in Virginia. In questo vi dirò ingenuamente che ci contribuisce molto il mio amor proprio. La politica, le leggi di cui rispetto sommamente trattandosi di cose altrui, e specialmente d’affari pubblici, non voglio che entri ne’miei propri. Quando si tratta di me stesso intendo che la Sincerità (quel mio Nume prediletto) trionfi su tutte le altre mie qualità buone, o cattive. V[i] ripeto dunque che il mio amor proprio contribuisce molto a farmi desiderar[e] che voi foste tuttavia nel nostro Consiglio di Sta[to, pe]rchè mi lusingo che avreste f[at]to i vostri sforzi per impedir ch’io fos[si stato] discretamente e indecentemente negletto. Detto anche dall’istesso B[ellini, se] per maggiore sventura Mr. Page abbia renunziato. Dio sa di che razza [di] gente sarà ora composto il Consiglio; e il povero Governatore non solo non avrà forse il potere di fare adottare le massime opportune, ma riguardo a me sarà anche sospettato di parzialità. Mi ricordo quando voi con espressioni amichevoli e patetiche mi parlavate del trionfo che avrebbero avuto i miei nemici, e delle crudeli mortificazioni che avrebbero sofferto gli amici, che si erano resi in certo modo responsabili della mia condotta, se questa non avesse corrisposto alla loro aspettativa. La memoria di ciò serve ad inasprire non poco il mio giusto risentimento, vedendomi, o [per] negligenza imperdonabile; o per malignità la più scellerata, costituito in una totale inazione, mentre con sommo mio onore, e consolazione dei miei cari amici avrei potuto rendere importantissimi servigi alla Patria nel tempo del maggior bisogno. Io non so ormai quali altre scuse potere addur qua per non aver dopo tanto tempo ricevute nuove Commissioni, o almeno la copia delle vecchie, e neppure una risposta ad alcuna delle mie tante lettere, molte delle quali si sa essere arrivate, e per vari bastimenti, mandandone 4 copie d’ognuna. Non ardisco di scrivere tutti i dubbi che mi vengono in [m]ente, ma non vi tacerò che, se il giusto riguardo, che io devo al mio propr[io dec]oro e alla sensibilità dei miei cari Amici in Virginia, mi ridurrà mai a [g]iustificare al Mondo la mia condotta, farà probabilmente più strepito di quel che certi vili e pusillanimi soggetti forse s’immaginano. Le testimon[ian]ze del mio zelo non solo per le incombenze a me confidate, ma per promuovere tutto ciò che puo esser’utile alla nostra gloriosissima Causa ovunque io sono stato, saranno di gran peso non sol[o] per natura loro, come per i Personagi che le faranno. Se mai però arrivasse questa per me infelice necessità farei tutti i miei sforzi per salvare il pubblico carattere, quantunque le mie offese venisser[o] da chi lo rappresenta. Vi ricorderete quanto io mi raccomandai di esser fornito d’aneddoti onorevoli per [esser]e continovamente ragguagli[a]to di tutto ciò che passa d’essenziale. Io non ò potuto neppure arrivare a sapere su che piede il Pubblico prenda denaro a cambio dopo l’ultima riforma della nostra moneta corrente, per il che siamo restati privi di molte cose utilissime e necessarie, che vari avventurieri ci avrebbero mandate. [Se] i carichi non son molto ricchi non possono sopportare le gravi spese, da ciò ne segne che gli avventurieri non potrebbe[ro coi] medesimi [va]scelli riport[are] in[dieto] che una piastre por[zione] [torn] Come è dunque sperabile che vogliano correre tanti risc[hi se n]on posso dir loro in qual maniera potrebbero impiegare il lor denaro presso di noi? Se volete veder chiaramente quanto io abbia ragion di lagnarmi, bisogna che vi diate l’inco[m]modo di leggere con ordine cronologico le 22 lettre che ò scritto al nostro Governo, ed avrei piacere che vedeste anche la lettera privata, che ò scritto in questa lingua al nostro Governatore. Spero che di tutte ne verrà alm[e]no una copia a salvamento: ne mando 3 delle private, e 4 delle pubblice. Da queste, facendone uno spoglio, mi lusingo che potreste ricavar molte cose, che vi sarebbero di qualche uso in Congresso. Di qua è difficile ch’io possa darvi nuove interessanti, che non riceviate più presto da altre parti. Vi avverto per vostra regola, acciò ne facciate uso come giudi[c]ate proprio, che in Genova inclinerebbero a prestare il lor denaro al Congresso piuttosto che a un solo Stato, e che qua per quanto mi pare avrebbe molto peso la mia opinione. [in unintelligible cipher] Dalle mie lettere al Governo si vede in che miserabile stato devono esse[re l]e mie finanze, ma potete anche immaginarvelo dal sentire che non ò [re]cevuto finora neppure una lettera. Non mancate di ragguagliarmi dei nostri affari, e indirizzate le lettere a Mr. Mark Lynch Mercht. in Nantes, o a Mr. Adams. Mr. Page vi avrà notificata la cagione, per cui non vi ò scritto prima. Conservat[em]i la vostra carissima amicizia, e credetemi colla maggiore stima,

Vostro Umismo: Servo e Amico Vero